Ti racconto il mio parto #7

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Il mio parto… 9 marzo ore 23 circa, rottura delle acque. Doccia a casa, poi con calma in ospedale perché nessuna contrazione. Notte in camera con altre donne in travaglio quindi, tra nervosismo mio e grida di altre donne, notte completamente in bianco.

Il giorno dopo a camminare per il corridoio avanti e indietro, ma nessuna contrazione. Alle 23 giuste del 10 marzo mi dicono che dobbiamo andare in sala parto per l’induzione con l’ossitocina. Mettono la flebo e dopo poco inizio a sentire le prime contrazioni e poi sempre più dolorose. Chiedo l’epidurale ma cercano di farmi cambiare idea. Mi portano una macchina con una maschera, devo inspirare il gas ogni volta che arriva la contrazione ma niente, il dolore è troppo e così chiedo l’epidurale ancora. Finalmente arriva l’anestesista e io riesco a riposare almeno una mezz’ora mi sento bene e ottimista. Spingono di più con l’ossitocina e l’effetto dell’epidurale svanisce.

Chiedo di nuovo l’anestesia, non ce la faccio… mi rimboccano l’anestesia ma stavolta non funziona. Sono passate 12 ore di travaglio e la bimba non scende proprio nel canale del parto, ha il mento all’insù. Io piango, urlo ad ogni contrazione…. imploro di tagliarmi e tirarla fuori, ma no, il dottore continua a dire che non c’è bisogno del cesareo la bimba sta bene, i parametri nella norma.

Dopo 12 ore in quella sala parto mi mettono a terra con sotto un telo, mi muovono di qua e di là nella speranza di far spostare la testa della bimba. Io inizio a pensare di voler morire, che quella bambina non la voglio più…. supplico ostetrica e dottore di aprirmi e finalmente il dottore prenota la sala chirurgica, ma non c’è fretta, non è urgente, i parametri della bimba vanno bene.

L’11 marzo alle 14.15 finalmente nasce L., la cosa più bella della mia vita (dopo 3 aborti spontanei precedenti). Mi capita ancora, ma devo dire sempre meno, di avere flashback che mi riportano a quella notte tremenda in sala parto.

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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