Ti racconto il mio parto #10

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Mi chiamo S. e sono stata contattata da una mia amica per inviarvi la mia storia… Tutto inizia 11 anni fa quando resto incinta del mio primo figlio S. …gravidanza buona, crescita del bimbo normale…anzi…in realtà la pancia faceva immaginare che il bimbo sarebbe stato grosso…ma il ginecologo mi tranquillizzava dicendomi che il parto sarebbe stato normale…arriva il 15 novembre e a casa mi si rompono le acque. Ho perso tutto il liquido nel tappeto di casa…mi doccio e parto con mio marito all’ ospedale nel Nord Est. Arrivo alle 22.30 e mi mettono subito in monitoraggio. Dilatata di 2 cm e contrazioni regolari…passo tutta la notte in travaglio seguendo le preziose indicazioni datemi dall’insegnante di Yoga.

Respiravo e passavo bene le ondate di contrazioni. Trovo un’ostetrica (a mio parere alle prime armi) che non mi rasserena anzi fa un po’ i fatti suoi. Arriva il primo mattino e c’è il cambio turno…arriva un’altra ostetrica che non mi dà consigli. Mi dice solo che ero aperta abbastanza da inviare il parto…mi mette in posizione ginecologica sul letto e mi dice di spingere. Io mi impegno varie volte ma la fatica inizia a sentirsi. L’ostetrica dice che si vedono i capelli del mio bimbo. Io sfinita. Arriva il ginecologo di turno (di cui neanche voglio sentire più il nome) e chiede perché non abbia ancora partorito…tutto agitato mette ansia anche a me. Mi fa la prima manovra di Kristeller. Dolore assurdo ma niente. Dopo mezz’ora ritorna e mi fa la 2′ manovra. Nulla. Dopo circa ancora mezz’ora rientra un po’ in ansia e mi fa la 3′. Dolore immenso e il mio bimbo esce. Sento qualcosa tipo membrana rompersi. Inizia l’arte della cucitura. Due iniezioncine di anestetico locale e via di punti.

Non so quantificare quanto tempo passa prima che finisca l’opera d’arte. A fine operato avverto che il medico non è sicuro dell’operato. Io, intanto, in estasi per la gioia immensa di vedere il mio toretto di 4.4 kg tra le mie braccia. A breve arriva il direttore di ginecologia di allora, si parlano i 2 dottori e poi il direttore si avvicina a me, mi prende per un braccio e mi dice: ” Signora, il mio collega non ha cucito bene, lei sta perdendo sangue dall’ano. La devo scucire e ricucire per chiuderla bene. Stia tranquilla e abbia pazienza!” Io vado in ansia, sfinita dopo credo due ore tra cuciture e medicazioni. Inizio a muovere le gambe senza controllo. I medici che mi intimano di stare ferma. Col cavolo!! Provate voi!! Dopo 1 altra ora credo mi preparano per andare in stanza. Morale: lacerazione di 3′ (ma me l’hanno ribadito in seguito anche di 4′ grado con interessamento sfintere anale). Bene! Mix di gioia e dolore, passo la notte in bianco.

Il mattino seguente il direttore arriva in stanza per controllare la situazione. Gli chiedo se nel 2011 era possibile che senza episiotomia un toro di 4.4kg uscisse da una esile come me. Risposta:” Signora, in Africa le donne partoriscono anche 20 figli nella savana!”. Gli avrei sputato in faccia ma ero ancora sotto le loro cure. Ho passato 8 mesi con ciambella a seguito ovunque io andassi. Bimbo piccolo da sfamare (sono anche riuscita ad allattarlo x 8.5 mesi) e tanti dolori. Il mio ginecologo mi dice che non pensava che il bimbo fosse così grande (???). Conseguenze ne ho avute e ne ho tuttora… nel 2019 sono stata operata per un amartoma rettale e il proctologo mi ha anche ricucito lo sfintere lacerato 8 anni prima…ad oggi, comunque, difficoltà ancora nel rapporto di coppia e ancora dolori nei vari punti cicatriziali che non oso immaginare di avere.

Ho avuto nel frattempo nel 2016 un altro bimbo…Che non doveva esserci perché nel 2012, a causa di un tumore, non mi davano certezza alcuna di poter essere fecondata. A parte la felicità iniziale alla notizia, il mio primo pensiero è stato il parto. Ma questa volta mi sono affidata al nuovo direttore di ginecologia, il quale mi ha preso sotto la sua ala protettiva e mi ha proposto immediatamente il parto programmato. Tutt’altra storia il cesareo. Ripresa in 15 gg.

Vi ho raccontato la mia storia perché mi sembra ancora strano che negli anni 2000 una donna possa ancora avere a che fare con persone incompetenti che, per una mancanza di professionalità, rovinano la vita a chi come me avrebbe voluto essere aiutata. Grazie per l’ascolto!

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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