Ti racconto il mio parto #12

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Ho partorito in un ospedale romano ed ho avuto un’esperienza orribile. Zero empatia durante il parto, il padre non ha potuto assistere quasi per niente perché si erano dimenticati di chiedergli se volesse esserci e dopo averlo fatto entrare lo hanno rimandato fuori in dieci minuti.

L’epidurale è stata completamente inutile, non mi hanno fatto provare NESSUNA posizione alternativa, non mi hanno mai chiesto come stessi o se volessi cambiare posizione.

L’episiotomia mi è stata effettuata all’improvviso e senza nessun avviso, dopo il parto mi hanno portata in una stanza che non era del reparto maternità (che in quel momento era pieno) in cui mi sentivo molto a disagio, incluso per lavarmi (non riuscivo nemmeno a sedermi sul bidet a causa dei punti). Dopo il parto mi hanno portato un’altra bambina da allattare, mi hanno dimessa senza darmi alcuna indicazione su cosa dovessi fare se la bimba non avesse mangiato (infatti non solo era stata staccata da me subito dopo il parto, ma anche trattata con fototerapia per ridurre la bilirubina perché presentava sintomi da ittero) e sfortunatamente mi sono trovata in emergenza subito dopo le dimissioni. La bambina, infatti, una volta arrivate a casa non riusciva ad attaccarsi al seno perché era troppo stanca, letteralmente spossata e non aveva la forza di mangiare. Di conseguenza io mi sono ritrovata alle 9 di sera con una neonata che non mangiava da 10 ore, ed io non ero attrezzata perché non avevo né latte artificiale, né tiralatte perché non mi erano state date istruzioni chiare. Ho dovuto richiamare il reparto di sera, facendomi poi portare un tiralatte d’urgenza affittato a Roma (e io abito in un paesino fuori città, dove anche le farmacie sono chiuse di notte).

Sarebbe bastato darmi delle indicazioni più precise nel momento in cui siamo state dimesse dall’ospedale e non solo un generico “allattamento a richiesta ogni 3 ore”. Forse ideale che qualcuno ci seguisse durante il puerperio.

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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