Maria Lactans: la Madonna del Latte in Friuli

Incontro con la dottoressa Erika De Bortolo Mel, laureata in antropologia culturale, autrice del libro “Maria Lactans: la Madonna del Latte in Friuli”.

“Erika, ci racconta com’è avvenuta negli ultimi anni la riscoperta della tematica delle Madonne del Latte nella storia dell’arte e come si coniuga con l’attuale approccio all’allattamento?”

“Questa tematica è come un fenomeno carsico .. scorre sotterranea per poi riemergere in specifici periodi storici. La riscoperta di questo tema, che io ho studiato con particolare riferimento al Friuli, è indicativa di una temperie nuova che si sta venendo a creare: la riscoperta del femminile e della sua forza intrinseca, e la necessità di riappropriarsene che sentono oggi le donne. Donne che ora sentono il bisogno di riscoprirsi come agenti, e una generale richiesta di ritorno alla naturalità.”

“Come si è evoluto questo fenomeno nel passato?”

“La figura femminile gravida ed allattante è il simbolo della potenza generativa del femminile. Sin dall’antichità gli esseri umani hanno venerato rappresentazioni di figure muliebri, a cui in generale ci si riferisce ora come “Veneri”, in particolare per proteggere e propiziare la fertilità, ma anche l’intero ciclo dell’esistenza. Erano figure sacre, che poi ritroviamo in altri periodi storici, come le statuine della Dea Iside che allatta seduta sul suo trono. Queste figure sono poi state assimilate dal Cristianesimo, e e le ritroviamo nel tipo iconografico della Madonna del Latte. I primi esempi risalgono al terzo secolo, addirittura nelle catacombe a Roma, ma poi assistiamo a un inspiegabile oblio lungo secoli. Queste raffigurazioni sono riemerse, rinate direi, nel Medioevo in area centro italiana, per poi conoscere alterne fortune. Sono rimaste comunque come immagini-chiave in numerosi santuari sparsi per il Paese e in Europa”.

“Quindi possiamo concludere dicendo che la raffigurazione della donna allattante, sia come iconografia sacra che nella quotidianità ha un andamento variabile, alle volte accettato e addirittura venerato nella società, altre volte respinto?”

“Sì, per questo parlavo di un fenomeno carsico. Ora mi sembra di assistere ad una nuova consapevolezza delle donne verso l’allattamento, e sento che siamo di fronte ad un fenomeno che sta riemergendo, dopo un lungo periodo in cui era stato celato e sommerso come testimonia il rifiorire di studi in merito. Forse sono tempi propizi per una rinnovata espressione del femminile più autentico”.

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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