L’ascolto della musica in gravidanza e nel post-natale
Di Giusi Di Prenda – Psicologa e Psicoterapeuta, Esperta in Psicologia Perinatale
L’apprendimento musicale ha inizio già nella vita prenatale ed apporta degli effetti positivi sullo sviluppo cognitivo futuro del bambino. L’ambiente intrauterino risulta essere un ambiente di apprendimento e di esperienza.
Il feto è dotato di sensorialità articolata e differenziata, ha una vita psichica ed è in stretta relazione con la madre e con il mondo esterno. L’apprendimento musicale è già possibile, poiché l’udito è il primo dei cinque sensi a svilupparsi nel feto. Cantare e ascoltare musica in gravidanza, parlare al proprio bambino, raccontare o leggere storie sono attività di grande aiuto per il suo sviluppo. Dall’interno dell’utero il bambino è in grado di memorizzare, ha capacità di apprendimento e prova delle emozioni.
La comunicazione uditiva è importantissima: il bambino sa distinguere benissimo la voce della sua mamma da tutti gli altri rumori; essa lo accompagnerà per tutta la vita uterina ed è sulla base di questa che si prepara il suo linguaggio futuro. Non sono importanti solo le parole della madre che arrivano al feto ma, soprattutto, la loro tonalità emotiva. È qui che entra in gioco la musicalità del dialogo: il ritmo e l’elemento sonoro-musicale potrebbero aiutare la madre, soprattutto nei primi mesi di vita, a creare con suo figlio un buon rapporto di attaccamento attraverso la riproposta del canto prenatale, delle canzoni e delle coccole sonore già sperimentate nella gravidanza; il suono è il mezzo che facilita il dialogo, l’empatia e la relazione bambino-madre.
Il neonato presenta elevate competenze musicali già alla nascita; riconosce la prosodia e la utilizza nell’apprendimento della lingua madre, discrimina i diversi tipi di musiche, riconosce musiche e suoni di cui ha fatto esperienza in gravidanza e utilizza la percezione dei suoni per sostenere le proprie abilità nell’apprendimento delle competenze sociali e linguistiche. L’esperienza musicale/sonora neonatale coinvolge non solo le aree cerebrali deputate all’elaborazione percettiva musicale, ma anche quelle per il linguaggio e per l’elaborazione del contenuto emotivo.
LO SVILUPPO COGNITIVO E LINGUISTICO ATTRAVERSO LA MUSICA
Il linguaggio musicale precede lo sviluppo del linguaggio verbale. Musica e linguaggio hanno in comune molti elementi come il ritmo, l’intensità del suono, la durata temporale, l’accento: è evidente che possono essere di rinforzo l’uno con l’altro nel loro sviluppo.
Perché è importante?
Attraverso l’esperienza musicale è possibile stimolare lo sviluppo linguistico, emotivo e sociale del bambino. L’iniziale esperienza educativa postnatale sul mondo dei suoni può essere esperienza di temporalità, ritmo, spazio, movimento, ascolto, attenzione, condivisione sociale.
Le attività da fare insieme al proprio bambino nell’ascolto della musica sono mirate a:
- sviluppare sensibilità uditiva attraverso l’esplorazione, la scoperta e l’uso di materiali sonori;
- sviluppare il senso ritmico tramite il movimento e la danza;
- usare la voce come mezzo di espressione attraverso suoni o canti.
Ciò per consentire al bambino di sperimentare che il mondo musicale che esiste dentro di lui è ricco e utile come mezzo di espressione oltre alla parola. La musica è strettamente legata all’espressione emotiva ed influenza, inoltre, anche il nostro corpo: si pensi infatti a quando ci fa venire i brividi o a quando involontariamente ci fa venire voglia di muoverci seguendo il suo ritmo e la sua melodia. Il linguaggio è una delle funzioni più importanti che il bambino sviluppa nella prima infanzia e la sua evoluzione è collegata a quella delle abilità cognitive ed emotive. Parlare è utile per mantenere le relazioni, per memorizzare quello che impara dall’osservazione esperienziale dei contesti, per organizzare e regolare il proprio comportamento e le proprie emozioni e imparare a controllarle.
Applicazioni
Considerando l’utilità dell’apprendimento musicale, andrebbe inserito un percorso nei corsi di accompagnamento alla nascita e nei percorsi di sostegno alla genitorialità, lungo un continuum che va dal periodo della gravidanza per arrivare ai 36 mesi del bambino, quando ci si attende che ormai il linguaggio sia ben strutturato. È fondamentale creare nei genitori la sensibilità sullo sviluppo del linguaggio fin dalle epoche più precoci del bambino. Inoltre, è un aiuto in più per le mamme, in quanto il “mettersi in gioco” porta a:
- conoscersi, rinnovarsi, esprimere i propri vissuti favorendo l’espressione verbale, emotiva, i processi d’identificazione e la condivisione dell’esperienza;
- a comprendere l’importanza di far vivere ai bambini esperienze dove trovano equilibrio la motricità, il controllo, il coinvolgimento emotivo e l’espressione creativa.
Esperienze, emozioni, pensieri e domande generano riflessioni, ipotesi, discorsi, comportamenti sociali che hanno bisogno di spazi d’incontro e di elaborazione.
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