Intervista con la Dott.ssa Elena Benigni Sihsol

Medico Chirurgo specializzata in Medicina di famiglia, Omeopatia e Medicina placentare

Che cosa si intende per medicina placentare e qual è stato il percorso che ti ha portata a dedicarti a questo percorso?

Per curiosità prima di rispondere a questa domanda ho googlato “Medicina Placentare” e purtroppo le prime informazioni che compaiono riguardano da un lato la donazione della placenta, una possibilità promossa da alcuni ospedali per studiare le proprietà rigenerative dei tessuti placentari, e dall’altro le malattie attribuite alla placenta durante la gravidanza o addirittura le problematiche di salute che questa potrebbe causare al feto/neonato. Quindi grazie per questa domanda, c’è davvero bisogno di una cultura nuova sulla placenta per noi oggi. Le proprietà rigenerative e curative della Placenta sono in realtà note da secoli, abbiamo notizie e tracce di usi magici, medicinali e rituali della Placenta dall’inizio dei tempi. Nell’antico Egitto la Placenta del faraone era considerata una divinità benefica e protettrice e probabilmente un organo rilevante per la cura della mamma e del bambino con cui nasceva. Nella Medicina Tradizionale Cinese la Placenta veniva usata per la rianimazione neonatale e per la produzione di rimedi specifici per il sostegno all’allattamento, per problemi di fertilità e per il benessere della puerpera. La maggior parte delle culture indigene ha qualche forma di ritualità per onorare la nascita della Placenta e spesso farne medicine. Alle nostre latitudini Ildegarda Von Bingen, abile terapeuta olistica anteliterma, dipingeva la Placenta come un tappeto tra le stelle che accoglieva con un canale di luce per l’anima del bambino che incarnava nel corpo della madre sostenuto da tutti gli antenati e che prendeva attacco nell’utero attraverso il cordone ombelicale. Oggi per fortuna ci sono sufficienti ricerche su quello che chiamiamo Reincorporazione Orale di Placenta e sappiamo molti dei benefici di questo “comportamento mammifero”, per il quale è già stato identificato un gene responsabili, che si trova sul diciannovesimo cromosoma umano; cioè il mangiare la placenta dopo il parto è un comportamento mammifero geneticamente codificato e trasmesso per linea paterna. Quello che oggi intendo per Medicina Placentare è il sincretismo tra tre correnti:

  • Il recupero di tutte le pratiche tradizionali che hanno saputo vedere nella Placenta una fonte di cura e benessere
  • Lo studio e le moderne ricerche su cellule staminali, parto fisiologico, genetica dei mammiferi e omeopatia
  • L’approccio sciamanico e psico-magico alla guarigione delle linee genealogiche

Personalmente ho incontrato “tardi” nella mia formazione di medico la medicina placentare, ma è stato amore a prima vista. Nel corso di formazione che ho seguito ed al quale mi sono iscritta senza alcun motivo apparente, se non un richiamo ancestrale accompagnato però all’epoca anche da una certa dose di disgusto, mi sono sentita trasportare indietro e avanti nel tempo, fino a fluttuare in una dimensione di libertà e piacere dove tutto era possibile e commovente. “È l’effetto dell’ossitocina” dicono, ma in realtà come tutti gli ormoni, l’ossitocina è un messaggero, cioè qualcosa che il corpo produce in risposta ad uno stimolo sensoriale, emotivo o energetico non ne è la causa.

Quando la nostra insegnate di medicina placentare nominava le antenate, io sentivo davvero tutte quelle donne e maestre dietro di me, con tutto il loro sostegno, senza nessun giudizio, ma amore…è stata l’esperienza formativa più commovente che avessi mi provato, finalmente tutti gli strumenti faticosamente acquisiti nei vari percorsi di studio avevano una chiave che metteva d’accordo, sullo stesso piano, tutte le tradizioni idee e culture della storia sulla Medicina! Così alla nascita dei miei due ultimi figli ho avuto l’onore di poter preparare medicine per tutta la nostra famiglia e il privilegio di prendermi tutto il tempo, lo spazio e la creatività necessari, per nascere ancora come madre e di nuovo come donna insieme a loro ad alla loro placenta … poco tempo dopo ho iniziato a organizzare corsi di formazione dove mi sono sempre più concentrata sulla produzione di omeopatici-isoterapici, facilitando una lettura anamnestica della placenta, che potesse guidare la mamma nel formulare richieste specifiche per i membri della famiglia per la produzione di rimedi omeopatici specifici.

Perché in occidente abbiamo perso le conoscenze sulla placenta ed il senso di sacralità ad essa collegato? Cos’è successo?

Non credo sia una questione legata alla placenta, la perdita delle nostre radici con la Terra, con il sacro quotidiano è qualcosa di molto doloroso che abbiamo attraversato come società umana negli ultimi secoli a vantaggio di una direzione a mio avviso miope e violenta, quella che oggi sintetizziamo con il nome di “patriarcato”. La direzione unica che cerca la sola verità possibile per tutt*, validata dimostrata e imposta da un solo tipo di ragionamento così detto scientifico-razionale che come ogni altro approccio, isolato dagli altri, delle altre possibilità, visioni, culture diventa un pozzo buio e senza fondo. La volontà di imporre un punto di vista, per quanto valido, non so da dove tragga origine, sembra un processo che in qualche modo è stato necessario attraversare, forse per comprendere il valore della diversità in modo più cosciente e profondo … o forse è stato solo un errore … o entrambi :)

Storicamente i come e perché di questa triste storia si trovano nelle guerre, negli scontri, nei tentativi di popoli o persone di dominare gli atri … gli esempi sono tanti e numerosi ma, sento che ormai siamo in grado di lasciarli indietro e trasformarli in nuova linfa vitale, perciò non mi soffermo su nessuno di essi in particolare e in qualche modo li accolgo tutti come un sacrificio che sta già dando i suoi frutti per una umanità consapevole del bene che desidera e che può manifestare su questo pianeta.

Quali sono gli altri rituali relativi al periodo perinatale in cui ti sei specializzata e che stai portando in Italia? Senti che l’interesse verso queste pratiche stia crescendo, che ci sia una maggiore consapevolezza tra le donne?

Un rituale a cui mi sono appassionata e che ho trovato il modo di usare con grande beneficio per i partecipanti è sicuramente quello della chiusura del canale del parto con Rebozo, una chiusura corporea a livello fisico, emozionale, sociale e spirituale che prevede l’uso di teli tradizionali detti Rebozo. Questo rituale consente di attraversare il passaggio della maternità/paternità con gratitudine e rispetto per il processo di trasformazione del sé in qualcosa di nuovo, senza tralasciare gli aspetti dolorosi, di morte, insiti in ogni trasformazione. La rinascita viene accompagnata dal supporto ed energia degli antenati, e di tutti gli spiriti e persone che la sostengono durante il rituale, con presenza, canti, energia e preghiere… Ci sono diversi altri rituali che uso nella mia pratica medica, soprattutto per la cura dell’utero (yoni steam bath, Sobada…), per l’apertura di nuovi cammini (Rapè, Santo Daime…) e per la cura profonda di memorie psico-fisiche che possono ostacolare i processi di guarigione (Scambio dei doni dell’Anima, Costellazioni Rituali…)

Si mi sembra che l’interesse sia in aumento e che la coscienza collettiva stia lentamente risalendo la china della consapevolezza e responsabilità personali sul benessere e la salute …

Per saperne di più sulla Dott.ssa Elena Benigni Sihsol, i suoi servizi e interventi, visitate il sito medicinanaturale.net.

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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