Il film di Claudia Brignone, Tempo d’attesa, traghetta lo spettatore in un parco che è a Napoli, ma potrebbe essere ovunque nel mondo e lì, sotto ad un albero, in un gruppo di donne in attesa di un figlio.

Il film ruota attorno alla figura carismatica di un’ostetrica, che con saggezza e determinazione, segue il percorso di ognuna delle vite che si incontrano lì per caso e si intrecciano attorno al momento sacro e complesso della gravidanza.
Ne esce un documentario ricco, doveroso in un momento storico in cui il parto è strumentalizzato, politicizzato. Claudia fa emergere con delicatezza quanto sia variegato l’universo delle donne in attesa. C’è chi ha paura, chi ha già affrontato altri parti. Chi ha un compagno accanto, chi lontano.  Emerge un femminile competente, dolce ma determinato, incarnato dall’ostetrica Teresa De Pascale e dal coraggio con cui le donne ritratte dal documentario affrontano le loro gravidanze ed i loro splendidi parti, ripresi con discrezione dalla telecamera.

Durante il dibattito che ha seguito la proiezione al Don Bosco di Roma, ho esordito dicendo che ogni donna incinta dovrebbe avere una Teresa accanto. Di default. Ed insieme alla regista ed alle professioniste che erano lì sul palco, attorniate da un pubblico forse ristretto, ma decisamente attento, ci siamo ripetute quanto sia importante il ruolo dell’ostetrica nella gravidanza fisiologica, l’importanza della continuità della cura, di prevenire la violenza ostetrica e la depressione post-parto attraverso quest’ultima.
L’importanza di rimettere la persona (la partoriente) al centro di questo processo di enorme potere, un “soggetto e non un oggetto”, come dice una delle donne del cerchio di Teresa. Di dare tempo al tempo, perché il tempo dell’attesa, come dice il titolo stesso del film, è un tempo necessario per prepararsi, maturare, evolvere con la gravidanza. Per capire cosa serva per noi, per il nostro percorso di futuri genitori. Per fare delle scelte con consapevolezza. Essere informate. Io lo dico sempre, per me la lettera più importante nell’acronimo di AMINa è la “I” di informazione, perché è proprio nella consapevolezza che si trova il segreto di un buon parto.
Grazie a Claudia Brignone per questo suo lavoro straordinario e per aver invitato AMINa a sedere attorno a quel bellissimo cerchio, per parlare della bellezza e della potenza della nascita.