Caso di violenza ostetrica in Spagna riconosciuto dalle Nazioni Unite

L’importanza di continuare a discutere di questa tematica per poterla identificare e riconoscere.

A seguito della denuncia di una donna spagnola che riportava di aver subito un trauma fisico e mentale dopo un parto, il 14 luglio scorso il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) ha pubblicato un’opinione secondo cui questa vicenda è un chiaro caso di violenza ostetrica.
La donna si era recata in un ospedale pubblico a Donostia, Spagna, a 38 settimane di gravidanza perché le si erano rotte le acque. L’ospedale aveva ignorato il protocollo che prevede un’attesa di 24 ore prima di indurre il parto, inducendolo immediatamente e senza darle spiegazioni né fornirle delle alternative. L’induzione inoltre era stata effettuata senza il suo consenso.

Nel frattempo, la donna era stata oggetto di molteplici esami vaginali e non le era stato permesso di mangiare. La vicenda si è evoluta in un cesareo non giustificato, praticato senza il consenso della donna e in assenza del marito e mentre le braccia della donna erano legate, a tal punto che alla nascita del bambino lei non lo aveva neppure potuto abbracciare. Il bambino era stato immediatamente allontanato da lei.
Alla donna è stato in seguito diagnosticata una sindrome da stress post-traumatico. Dopo la denuncia in Spagna, la cui conclusione era che “i medici soltanto possono decidere se effettuare un cesareo e lo stress post-traumatico non era altro che una sua percezione”, la donna ha portato la propria istanza alla CEDAW, che ha invece dichiarato che si tratta di un caso di violenza ostetrica.

Hiroko Akizuki, membro del Comitato, ha dichiarato che “Gli Stati membri hanno l’obbligo di prendere tutte le misure necessarie per modificare o abolire non solo leggi e regolamenti in vigore, ma anche pratiche e usanze che costituiscono violenza ostetrica”.
Il Comitato ha anche richiesto che la Spagna rispetti l’autonomia delle donne nel prendere decisioni informate rispetto alla propria salute riproduttiva, assicurandosi che esse abbiano accesso ad informazioni chiare in ogni fase della gravidanza e che sia sempre richiesto il loro consenso per qualunque pratica invasiva che si renda necessaria durante il parto.

Qui il link al press release del United Nations Human Rights Office of the High Commissioner: https://www.ohchr.org/en/press-releases/2022/07/spain-responsible-obstetric-violence-un-womens-rights-committee-finds.

AMINa ODV

La nostra missione è quella di promuovere un parto consapevole, rispettato e positivo in Italia e nel mondo. Partiamo dal presupposto che al momento molte donne sono vittime di violenza ostetrica, oppure mancano di accesso ai servizi di assistenza di base. Attraverso attività di sensibilizzazione e di cooperazione allo sviluppo, AMINa mira a promuovere una diversa cultura del parto, che valorizzi le differenze e consideri partoriente e nascituro come soggetti e non come oggetti dell’azione.

Immaginiamo un mondo in cui il parto venga affrontato con la giusta consapevolezza e possa essere un momento positivo e trasformativo per la partoriente ed il nascituro. Un mondo in cui la vita ed il venire al mondo vengano valorizzati, così come il rispetto delle diversità e del percorso di vita di ognuna/o.

Crediamo che la diversità sia una ricchezza; crediamo nelle doti innate della partoriente e del nascituro nel momento del parto; crediamo che questo debba essere affiancato dalle opportunità offerte dalla medicina e che la nascita dovrebbe essere al centro di ogni agenda politica poiché riguarda l’intera umanità e non dev’essere relegata al solo universo femminile. Crediamo che il parto possa essere una straordinaria esperienza trasformativa.

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